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Un annuncio sul giornale,
un messaggio troppo anonimo, che sa
trasgredire e affascinare,
da convincerti a scoprire che cos'è
o chi sarà.
Perché è un gioco clandestino
o il mistero più banale che vivrai,
un rapporto esistenziale col buon vino,
quando inventi un altro ruolo,
quando abbocchi a un'e-mail,
queste, lo sai,
sono trappole,
quelle voci che ti chiamano dai vicoli,
quelle mani che ti afferrano negli angoli,
specialmente se provengono da un'anima
di plastica.
C'è da perdersi
in un giro di illusioni e solitudini,
con gli amori più virtuali, su quel monitor che
t'inghiottirà, come un numero,
nella trappola.
Ma una vita troppo uguale,
sul vagone più monotono che c'è,
dimmi cosa mi può dare,
se non l'ultimo bicchiere di realtà
da buttar giù.
Sia nel bene che nel male,
alla fine di ogni scelta, sempre tu
paghi il conto a quel destino da tradire,
che ti lascerà sbagliare facilmente così,
perché, lo sai,
sono trappole,
quelle storie che diventano difficili,
con la luna solitaria dei licantropi,
oltre il limite delle tue stesse regole
e abitudini.
Per evadere,
cerca un sogno più rischioso e imprevedibile,
dove mai sarai un ostaggio e, da sconfitto o da eroe,
resti chi sei, un superstite, resti chi sei, un superstite,
un superstite.